La passeggiata che collega la zona di Pendici , oggi La celletta countryhouse, alla pieve di sant’Eracliano racconta come il paesaggio di questa zona sia cambiato senza seguire un progetto preciso. Le antiche piante dei lecci non si vedono più e per capire che un tempo la terra era coltivata e anche con fatica, quindi costruendo gradoni nel terreno scosceso e argilloso è necessario sporgerli sul ciglio della strada bianca e guardare con attenzione oltre la fitta vegetazione cresciuta in modo indiscriminato.

 Il senso di area selvaggia che oggi abbiamo non corrisponde a ciò che era e a ciò che gli uomini hanno lavorato per realizzare.

 Lungo il tragitto sarebbe interessante poter far sparire alla vista la maggior parte delle piante lasciando solo quelle che abitano qui da tanto tempo e che identificano questo territorio: il Sanguinello, un arbusto comune dal piano fino alla media montagna, con bacche non commestibili; la Roverella,  la specie di quercia più comune nelle marche, si spinge dal piano ai 600 mt, longeva e colossale; la Ginestrella comune (Osyris alba)  pianta cespugliosa, xerofita, ai margini dei boschi mediterranei; l’Acero campestre, tra le specie di aceri la più diffusa in collina e in pianura; il Prugnolo, arbusto comune, riconoscibile per le bacche blu pruinoso, dal sapore acidulo ed astringente; l’Olmo campestre, falcidiato dall’ennesimo attacco di un patogeno che non lascia scampo, molto comune ma ormai gli esemplari vetusti sono morti tutti; e il Sorbo domestico, rosacea dai frutti commestibili, un tempo coltivata ed ora rinselvatichita.